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Insomma, dopo quasi sei mesi di negoziati, di imprevedibili voltafaccia, di interventi di cavalieri bianchi più o meno plausibili, ma tutti di grande prestigio, da Google a Newscorp a Time Warner, il capitolo almeno per ora appare chiuso.
Alcuni imporanti azionisti istituzionali di Yahoo! hanno espresso privatamente disappunto per l'ostinazione di Yang, avevano fatto sapere che un accordo a 33 o 34 dollari sarebbe andato benissimo e ora minacceranno ritorsioni in consiglio di amministrazione o in assemblea. Anche perché come si è detto, non è chiaro se gli altri possibili contendenti si faranno davvero sotto: per tutti, l'obiettivo principale non era tanto l'acquisto di Yahoo!, quanto ostacolare Microsoft, che con la fusione in programma avrebbe massimizzato la sua presenza su Internet. Questo avrebbe minacciato sul fronte della pubblicità sulla rete il dominio di Google ed avrebbbe furoviato le ambizioni di crescita di Newscorp nel comparto Internet. Tutto da rifare dunque. Con una speranza di fondo: che persa questa occasione il settore hi tech ne trovi un'altra per esercitare la leadership che le compete su un mercato che resta fragile, nonostante il bel rally di primavera.